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Il più grande di tutti: Drazen Petrovic

Drazen Petrovic

Era il 7 giugno 1993, esattamente 24 anni fa, e a Denkendorf in Germania, moriva il più grande di tutti: Drazen Petrovic.
Soprannominato “Il diavolo di Sebenico” e “Il Mozart dei canestri“, è stato uno dei migliori cestisti europei di tutti i tempi e tra i primi a imporsi in NBA.
Trovò la morte al rientro da una partita di qualificazione contro la Polonia, al termine della quale decise di tornare in Croazia in macchina con la fidanzata e non in aereo con il resto della squadra, restando coinvolto in un incidente d’auto.
Oggi si parlerebbe di lui come di una combo, una guardia tiratrice che non disdegnava di giocare da playmaker.

L’incredibile nazionale jugoslava della fine degli anni ’80

Drazen Petrovic

Drazen Petrovic

Drazen è stato nazionale prima della Jugoslavia e poi dal 1992 della neonata Croazia.
Non è un semplice dato statistico questo, perchè chi avesse visto il favoloso film documentario Once Brothers, prodotto nel 2010 dalla rete televisiva americana ESPN, sa di cosa parlo: molto della sua vita ruota attorno a quei tragici giorni della guerra dei balcani.
Il film narra dell’amicizia fraterna tra Drazen e il serbo Vlade Divac, delle loro carriere in nazionale e in NBA, e delle difficoltà nel loro rapporto durante le guerre jugoslave.
Trattenere le lacrime alla fine del film, mentre l’omone Divac rimpiange il fatto di non aver potuto salutare un ultima volta Drazen, è quasi impossibile.
Soprattutto se, come il sottoscritto, si passavano ore a guardare su TV Koper Capodistria qulla incredibile nidiata di talenti della Jugoslavia di fine anni ’80: Petrović, Radulović, Čutura, Kukoč, Paspalj, Obradović, Zdovc, Vranković, Divac, Arapović, Rađa, Cvjetićanin… per gli appassionati di basket, una poesia da recitare tutto d’un fiato, come quella del Grande Torino.

Ricordi…

Real Madrid - Snaidero Caserta

I 62 punti di Drazen Petrovic

Tanti i miei ricordi legati a questo giocatore che forse più di tutti gli altri, e forse insediato solo dal play greco Nikos Galis, mi ha fatto irrimediabilmente innamorare di questo sport.
Delle partite spiate su Tele Capodistria giocate con il suo Cibona Zagabria ho già detto, ma se devo scegliere un momento solo, non alcun dubbio: corre l’anno 1989, Drazen gioca nel Real Madrid e incontra nella finale di Coppa delle Coppe la Snaidero Caserta di Gentile, Esposito e Oscar Schmidt.
La partita finisce 117-113 per il Real, e Petrović ne mette 62 (leggi: sessantadue).
Ogni volta che si alza da 3 punti, la corsa del pallone dopo una rotazione al limite della perfezione finisce sempre nel cesto.
E lui torna a metà campo correndo all’indietro, a braccia larghe, come un sorta di dio del basket da cui sprigiona l’essenza stessa di questo gioco.
Avrò rivisto centinaia di volte il VHS di quella partita, restando ogni volta sinceramente abbagliato da così tanto talento.

La fine della grande Jugoslavia

Jugoplastika Spalato

Jugoplastika Spalato

Mentre Drazen prende la strada dell’NBA, dove all’inzio faticherà con Portland per poi imporsi con i New Jersey Nets, la Grande Jugoslavia ormai prossima alla fine ci regala un’ultima, indimenticabile perla cestistica: la Jugoplastika Spalato.
Farcita di fenomeni veri come Rađa, Kukoč, Perasović, Ivanović, Savić e Tabak, vince tre Coppe dei Campioni consecutive tra il 1988 e il 1991.
Poi la guerra costringerà anche noi tifosi del basket europeo a prendere una decisione, a dover scegliere per quale nazionale simpatizzare, a rinnegare vecchi idoli in favore di altri, seppure in maniera assolutamente involontaria.
La mia ammirazione per un altro fenomeno del basket slavo, Aleksandar “Shasha” Đorđević, mi spingerà verso la nazionale di Serbia e Montenegro.
Ma mai nessuno sarà come Il Mozart dei canestri Drazen Petrovic.

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