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Perchè dico sì alla “Dinamo Academy” di Stefano Sardara

Oggi, mercoledì 28 giugno, a poco più di due anni dallo scudetto del 2015, viene tolto il velo al progetto Cagliari: la cosa mi intriga, e provo a spiegare perchè dico sì al “Dinamo Academy” di Stefano Sardara.
Ne abbiamo lette tante in questi giorni di storie e storielle, su giornali e giornaletti, che cercavano di dare un’etichetta a questa operazione: modello D-League americano, modello cantera spagnolo, semplice usurpazione di un titolo sportivo.
Non ho forse le competenze tecniche e giuridiche per inquadrare il tutto, ma di una cosa sono certo: i viaggi frequenti e l’amicizia con il club catalano del Barcellona, c’entrano qualcosa con tutto quello che sta accadendo nel Nord Sardegna negli ultimi anni, cestisticamente parlando.
E sinceramente, al di fuori del giudizio personale sull’uomo, tanto di cappello all’imprenditore sportivo: prendere un modello, molto ma molto importante come quello catalano, e cercare di replicarne alcuni aspetti, è sintomo di grande intelligenza.
Poi, come sempre, il tempo sarà galantuomo…e ci dirà se tutto questo sarà un fallimento.

Le mie MACROragioni

Sardegna Isola del Basket

Sardegna Isola del Basket

Ci sono innanzitutto delle macroregioni per cui appoggio questo progetto, che vanno al di là della vicenda specifica Cagliari.
Premessa fondamentale: il sistema della compravendita dei diritti sportivi non mi piace.
Sono assolutamente solidale con i tifosi di Ferentino, ma nel momento in cui le regole sono queste e queste sono le possibilità, credo sia un bene per il basket italiano che quel titolo sia finito in queste mani piuttosto che nelle solite altre.
L’immobilismo del basket italiano è specchio fedele dell’immobilismo del nostro paese, che in tutti i suoi protagonisti litiga per anni assicurando di avere la soluzione di tutti i mali in tasca, per poi non partorire nulla al momento del dunque.
In questo caso, da un’idea nasce un fatto. Raro e degno di nota.
Se il problema primario pare sia sempre quello, ovvero poco spazio per gli italiani nelle squadre di A, perchè non risolverlo “in casa”?
Le società sono imprese, che devono comunque produrre introiti, e preferiscono quindi appronatare roster più spettacolari e competitivi, puntando sugli americani.
Gli italiani necessari a completare il roster, in questo caso sarebbero allenati e preparati “in casa”, pronti poi a passare al livello superiore al momento giusto e con le giuste basi.
Questa è l’unica strada che si deve perseguire se si vuole puntare al top, anche in Europa.
O vogliamo per il nostro basket esaltare il modello Milano (ovvero: un riccone che spende tanti soldi a caso per vincere quasi nulla)?
Solo La Gazzetta dello Sport riesce ad oggi nell’impresa di appassionarsi (spero per finta) al baraccone Olimpia Milano. Nemmeno i propri tifosi.

Le mie MICROragioni

Ma è proprio il binomio Sassari / Cagliari ad intrigarmi.
Ricordiamoci che la Sardegna è un isola.
Fare scouting, trovare giovani prospetti e poi magari convincerli ad allontanarsi a qualche ora di aereo o traghetto da casa, presumo non sia per nulla facile.
Come scritto nel comunicato ufficiale di oggi, “L’auspicio è che Cagliari Dinamo Academy possa costituire un’occasione di crescita per i giovani e per i prospetti sardi di tutte le latitudini”: se questo intento dovesse diventare realtà, Sardara e la Sardegna avrebbero fatto bingo.
Ricordiamoci che la Sardegna è poi terra di basket: i dati parlano di un numero importante di squadre maschili e femminili affiliate in Federazione, molto più alto in percentuale di altre realtà.
L’idea, dopo “Bologna città del basket“, di una “Sardegna regione del basket“, è oltremodo stimolante e commercialmente spendibile, e per questo abbastanza fastidisosa da accettare a determinate latitudini.
Infine, può l’orgoglio essere una (MICRO)ragione?
Lo dissi all’indomani dello scudetto: Sassari non avrebbe mai potuto vincere se non avesse trovato una “via sarda” al successo. Una via fatta di azzardi e innovazione.
Perchè competere contro le grandi squadre del Nord (esempio Milano) utilizzando gli stessi strumenti (budget imperiali in primis), non avrebbe portato a nulla: troppo grande lo squilibrio iniziale.
Reggio Emilia ci aveva provato, con l’ormai mitologica “Reggio degli Italiani“, ma il loro progetto è fallito vittima forse della sua stessa autorefenrenzialità.
Ancora una volta quindi, si cerca una via sarda al successo, una via fatta di innovazione assoluta col modello Dinamo Academy, e questo non può che riempire di orgoglio chi porta un cognome come il mio, ma non solo.

Le paure

Infine, le paure.
Che questo sia solo il primo passo di un allontamento del basket da Sassari verso la dominante, politicamente ed economicamente, Cagliari.
Che dietro ci sia la fregatura.
Che il passo sia più lungo della gamba e ci si ritrovi senza budget necessario a costruire non più una, ma due squadre.
Anche in questo caso, solo il tempo sarà galantuomo e ci ritroveremo qui tra dicei anni a parlare di un bluff clamoroso o di un nuovo modello di sviluppo per il basket italiano.
Credo però che il prodotto Dinamo Sassari, in tutti i suoi aspetti, così come è stato costruito da Sardara in questi anni, sia davvero così tanto pesante e ancorato al suolo da non poter essere trasportato di forza qalche chilometro più a Sud.
E credo che non ce ne sia nemmeno il motivo nè la ratio politica ed economica per farlo.

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Basta. Chiusa la parentesi Academy, voglio tornare a parlare da tifoso ed esaltarmi (a prescindere) per qualsiasi squadra costruita in estate, come il tifoso del resto deve fare.
Nello specifico, mi piace quello che sta venendo fuori, soprattutto perchè squadra da corsa e potenzialmente in grado di esprimere un grande spettacolo.
Spero, lo scrivo e lo riscrivo, che Stip venga confermato, perchè un sesto uomo come lui dalla panchina sarebbe un lusso.
E perchè se l’anno scorso ha giocato più del dovuto, e si è dovuto prendere più responsabilità del previsto, la colpa non è sua e anzi: ci ha messo muscoli, cuore e faccia.
Spero di rivedere Spissu a Sassari, ma tra un anno, dopo aver fatto esperienza nella massima serie in un’ambiente che lo stima e dove non deve vincere per forza.
E spero arrivi prestissimo settembre.

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