13 giugno 2010: Montepaschi stiamo arrivando
Sono le ore 22.00 circa di venerdì 11 giugno 2010, e la Dinamo Sassari ha appena battuto il basket Veroli per 86-79, portandosi sul 2-1.
Basta una vittoria, una sola vittoria, per andare in Paradiso. E domenica si gioca in casa per il match-ball.
Una sconfitta vorrebbe dire tornare nel forno di Frosinone martedì, con due grossi problemi: non c’è birra nei bar circostanti, perchè l’abbiamo finita in occasione di gara 1. E siamo in casa loro.
Mi collego al sito di RyanAir e la soluzione c’è: partenza sabato all’alba da Pisa, ritorno lunedì mattina sempre all’alba su Pisa (e personalmente pomeriggio in ufficio).
Incoscienza, o eccessiva speranza: faccio i biglietti per me ed Elena. Ora manca un piccolo particolare: i biglietti per il Palaserradimigni…
Tutti mi dicono la stessa cosa: vedrai, è impossibile trovarli. Inizio ad abituarmi all’idea di dover seguire in un bar fuori dal Palas questa partita, ma decido lo stesso l’indomani di provare ad assicurarmi uno dei pochissimi tagliandi che saranno venduti online.
Ma le stelle sono con me: click, click ed è fatta. Ho due biglietti per gara 4, da ritirare al palas prima della parrtita. Si va.
“A me una vodka liscia. Sono tesa.“
Indosso i pantaloncini di Rowe, una maglietta anonima e si va. Facce stanche all’aeroporto di Pisa (volo alle 06.30 o giù di lì), facce di studenti universitari che tornano a casa e facce da Dinamo di due ragazzi di Genova che imparerò in seguito a consocere bene.
Non ho ricordi del sabato, probabilmente sabato 12 giugno 2010 non è mai esistito, tutto è rivolto alla domenica. E domenica alle 16.00 siamo davanti al Palserradimigni con il nostro biglietto in mano.
Solo flash.
Come al solito, prepartita al bar, birre medie e l’Insospettabile che se ne esce così: “A me una vodka liscia. Sono tesa.“.
Foto e chiacchiere prima di entrare.
I nostri biglietti sono in settore D, dietro al sostegno del canestro, e la cosa da un lato ci toglierà un po’ di visuale, dall’altra ci regalerà le emozioni del campo e una foto stupenda che passerà agli annali.
E poi, inizia la partita.
#10 Jason Rowe
Flash, ancora flash.
Veroli è lì, si allontana, si avvicina, con un certo Hynes che mi sembra già dominante come qualche anno dopo lo sarà nelle partite di Eurolega.
Noi siamo sempre in controllo, ma ho la netta sensazione che ad un certo punto un uomo in campo decida che è ora di finirla e dica “adesso la vinco io”: Jason Rowe.
Quel Rowe che dopo gara 2 vinta a Casale se ne uscì con un post su Fb che non scorderò mai: “And now, come back to the Island“. Con la I maiuscola.
Quel Rowe che l’anno prima, con una sanguinosa palla persa in casa, consegnò la promozione a Soresina.
E’ un lampo: bomba, penetrazione, ancora bomba, penetrazione + fallo. Al massimo dell’esaltazione arriva lì ad un metro dalla prima fila del settore D e urla tutta la sua rabbia che teneva lì da un anno. Qualcuno fotografa la scena per uno scatto che, ma me ne accorgerò solo più tardi, resterà nella mia storia.
E poi si arriva a 99 punti, contro i 78 d Veroli. La partita è finita. Siamo in Serie A.
Nell’invasione di campo abbraccio tutti quelli che incontro sul mio cammino: Vanuzzo, Devecchi, Meo Sacchetti, Kemp. Rowe è irraggiungibile, sommerso di gente in mezzo al campo.
Festa promozione: parte uno
Spettacolo e magia si impossessano del Palaserradimigni, del Quadrato e di tutta la zona circostante.
Riesco a stringere la mano, in maniera assolutamente sincera e in segno di ammirazione, ad Haynes e a qualche tifoso frusinate. Poi alla spicciolata iniziano ad uscire i nostri, ed è il delirio.
Presto le scorte di birra del bar finiscono, ed incominciano ad arrivare rifornimenti di lattine di bassa qualità dalle case private dei partecipanti a questa grande festa.
Tra i più festaioli, manco a dirlo, Jiri Hubalek che non rifiuta di fare una foto, ma soprattutto di bere una birra, con nessuno.
Lentamente la gente inizia a muoversi verso la parte bassa della città, verso Piazza Italia, ovviamente in macchina e con caroselli da finale di Coppa Campioni.
Nel budello della via davanti de Il Quirinale, dove presumibilmente i giocatori stanno festeggiando e mangiando qualcosa, d’improvviso parte forte e spontaneo il coro: Montepaschi stiamo arrivando.
Eccoci, ci siamo.
Siamo arrivati là dove sembrava impossibile arrivare, alle partite trasmesse da Sky, agli articoli sul giornale.
E fa ancora strano pensare che non solo avremmo raggiunto la Montepaschi… ma l’avremmo anche superata, battendola qualche anno dopo perfino in finale di Coppa Italia prima del triste declino della società senese.
Ma la festa è solo all’inizio: è circa mezzanotte, ma nessuno ha intenzione di andare a dormire… e così ci si sposta in Piazza.
Ancora una volta, alla spicciolata arrivano tutti i giocatori.
Il Capitano issa la bandiera sulla statua di Vittorio Emanuele II.
Che la fase due della festa abbia inizio!
Festa promozione: parte due
In Piazza è davvero la festa di tutti e per tutti.
Scattiamo foto con qualsiasi personaggio si presenti vestito di Blu Dinamo, ormai manca solo la benzina alla carrellata di alcoolici ingurgitati e anche le scorte dei bar della Piazza scarseggiano.
Finalmente riesco ad avvicinarmi a Rowe, lo ringrazio e lui mi guarda un po’ storto perchè, diamine, ho addosso i suoi pantaloncini!
Poi sorride, indossa la corona che si è strameritato, e accetta di farsi fare una foto di una bellezza accecante: “Jason and his big family“, così scrissi su Fb pubblicandola qualche giorno dopo.
Arriveranno tutti: Il Capitano, Jack, Binetti, Baldassarre, perfino la Coppa appena conquistata farò un giro di fotografie con tutti quanti.
Ma il premio simpatia va ad un giovanissimo Massimino Chessa, che vedendosi correre incontro dieci scalmanati, esclama a gran voce: “Eh no, le birre non ve le do!“, riferendosi alle tre o quattro birre che stava portando in mano e che si era procurato chissà come.
“No Massimì, vogliamo solo fare una foto!“.
“Ah ok allora“.
Idolo.
Festa promozione: epiologo
Sono le 3, forse le 3 e mezza. Tra circa 3 ore avrei un aereo da Alghero per Pisa.
Decidiamo di farci un’ultima volta male con un panino al cavallo al Quadrato… che digerirò completamente circa tre giorni dopo.
Verso le 4 e un quarto, mi metto al volante in tutta sicurezza per raggiungere l’aeroporto.
La solita impossibilità di restituire comodamente la macchina a noleggio col pieno a Fertilia (chi viaggia spesso su questo aeroporto sa di cosa parlo…), mi costringe a raggiungere Alghero città per fare il pieno e poi tornare indietro.
Poco male: il lungomare mi regala un’alba spettacolare, quasi un presagio per i fantastici anni a venire.
Mezzoretta di sonno in macchina prima di restituirla, e si va verso il check-in.
Entrando, mi dirigo verso il bar edicola a sinistra, per comprare una copia de La Nuova Sardegna da tenere a ricordo di quella giornata. Ne esco ridendo, e la mia compagna non capisce fino a quando non le porgo la copia.
Ci sono io, in prima pagina, come sfondo e contorno proprio di quel momento di dominio sportivo e nervoso targato Rowe di cui parlavo prima.
Al controllo sicurezza, all’imbarco, tutti sembrano sorridermi. O forse lo fanno davvero.
Come tocco il sedile mi addormento per svegliarmi quando l’aereo è ormai fermo in pista a Pisa. Un ultimo pezzo di strada, doccia velocissima a casa e sono in ufficio… senza voce, che trasudo aglio e cavallo da ogni parte del corpo, ma in Serie A.
Fottutamente in Serie A.